Nanna *

di Nicola Cucchiaro

… E tuttavia in questi segni vitali c’è a sufficienza analogia con i nostri perché possiamo considerar le piante come nostri affini
psichici… Perché non ci dovrebbero essere, oltre le anime che
camminano, gridano, mangiano, anche anime che
silenziosamente fioriscono e spandono odori?
Gustav Theodor Fechner, Nanna o l’anima delle piante

Daniele Tamburro, Senza titolo, 2015

Daniele Tamburro, Senza titolo, 2015

Inserire l’arte contemporanea all’interno del verde di un convento è stata per i giovani artisti dell’Accademia una duplice sfida. La prima, quella di dialogare concettualmente e oggettualmente con la natura pensando a un’affinità psichica; la seconda, quella di inserirsi in uno spazio impregnato storicamente di spiritualità.
Mentre la natura nel periodo invernale dormiva, gli studenti iniziavano a far germogliare idee nel laboratorio fino ad arrivare in sincronia, nel periodo primaverile, con il paesaggio verde e rigoglioso del convento. Queste opere, infatti, sono nate e si completano esclusivamente con lo spazio ospitante del convento.

Andrea Fiori, Senza titolo, 2015

Andrea Fiori, Senza titolo, 2015

Un percorso che parte dal coro, unico spazio interno, e attraversa due livelli di giardini. Per delineare questo tragitto, l’atteggiamento mentale è stato quello di mantenere costantemente uno spirito corale nella progettazione e nella realizzazione dei tredici interventi artistici.
Nel coro, che in quest’occasione si è trasformato in cassa acustica del silenzio, la natura si manifesta nelle installazioni attraverso un dialogo con l’architettura. Ed ecco le fotografie di riccioli dorati a ricordo di una decorazione barocca, rosoni di gesso fatti di calchi di frutta secca o piatti in ceramica posti verticalmente, dove stampi di rametti e foglie sostituiscono la pennellata geometrica decorativa.
E poi fuori, nel giardino curato del chiostro e fin giù nel cortile sottostante, il dialogo con il verde si esprime nella ragnatela gocciolante che forma uno strano pizzo, nei disegni scultorei fatti d’intrecci di rami decorati e quelli, schiacciati sotto vetro, di foglie intagliate. Il paesaggio, lo stesso che si contempla dall’alto del convento, è tradotto artisticamente in miniature orizzontali ripetute, come a ricordare un lungo sguardo in lontananza fatto con gli occhi socchiusi. E ancora, bozzoli d’insetti sconosciuti e alieni, fossili verticali di piante ibride, foglie mosse dal vento e bloccate, come da una fotografia istantanea, dalla solidità del gesso. Si sfida la natura anche con il suo opposto, quella generata dalla testa dell’uomo, quella sintetica, la finta erba.
Infine, nel luogo più remoto del cortile, una cascata di blu elettrico a memoria dell’acqua fonte di vita e alberi-tubero dipinti con luce artificiale nel buio di una “pseudo-grotta”. Radici nascoste che ci invitano a pensare anche alla possibilità di un percorso a ritroso, ritornando su in superfice fin verso la fronda dell’albero, il coro.

Rodica Burlacu, Senza titolo, 2015

Rodica Burlacu, Senza titolo, 2015

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* Nello scritto che il fisico e filosofo romantico tedesco Gustav Theodor Fechner ha dedicato alle piante (Nanna o l’anima delle piante, 1848), Nanna è la sposa del dio della luce Baldur, una delle più importanti divinità minori della mitologia nordica, è la dea del mondo dei fiori.
Nicola Cucchiaro, artista, è docente di Plastica Ornamentale e di Tecniche Plastiche Contemporanee all’Accademia di Belle Arti di Ravenna; la sua ultima antologica si è tenuta alla FAR, Galleria d’arte moderna e contemporanea del Comune di Rimini, nell’estate 2014.