Bertelli sul Corriere di ieri:

Siamo un Paese antico, ma siamo un Paese vivo. A Luras, in Sardegna, si erge un ulivo di 3800 anni; a Palombara Sabina, nel Lazio, presso l’abbazia di San Giovanni in Argentella, sorge un ciliegio che ha tre metri di diametro. Questi «patriarchi» del mondo vegetale ci raccontano la nostra storia. È una memoria di lavoro secolare e di affetti. Uno dei più toccanti testi della letteratura italiana è attribuito ad una contadina che si separa dai suoi monti: «addio, monti sorgenti dall’ acque…».

Paesaggio, affetti, ricordi sono nel nostro essere di italiani e sono alimentati da una sorgente privilegiata, che è la nostra consuetudine con l’ arte nelle città antiche, nei borghi e nella campagne dove brandelli di territorio sono stati risparmiati alla speculazione. Ci domandiamo quanto questi sentimenti potranno resistere in un Paese che si dispone a dimettere quello che è stato per generazioni uno strumento importante per capire ciò che ci circonda, ovvero la storia dell’ arte che ora, leggiamo, viene bandita persino da alcuni istituti turistici. Nei nostri licei classici la storia dell’arte è entrata nel 1923. E quando il turismo, che costituisce una parte rilevante del nostro bilancio, si è strutturato come insegnamento, è entrata tra le materie scolastiche.

Oggi quel taglio è un segno allarmante. Oltretutto in palese contraddizione con le dichiarazioni del ministro per i Beni Culturali, Giancarlo Galan, all’ indomani dell’ atto di vandalismo compiuto contro la fontana del Moro, in Piazza Navona: «Sarebbe utile insegnare la storia dell’ arte fin dalle elementari». Certo non sarà male se si darà qualche notizia di storia dell’arte ai bambini. Un tempo s’incominciava con le matite colorate chiuse in un astuccio con la scena di Cimabue che ammirava Giotto intento a ritrarre una pecora.

È allora giusto chiedersi quali amministratori, quali comunità sapranno resistere agli assalti dell’invadenza commerciale e del cattivo gusto se andiamo incontro a generazioni che non hanno ricevuto un insegnamento adeguato che aiuti a comprendere architetture, dipinti, sculture, paesaggio, strade e case e palazzi, ville e chiese, ponti e piazze. Credo che il ministro per i Beni Culturali abbia individuato la radice. Si deve incominciare dalla scuola. Speriamo che la collega ministro dell’Istruzione lo ascolti.

Carlo Bertelli

Sempre dal Corriere: Se la scuola rinuncia alla storia dell’arte