Maurizio Nicosia

RaffaelloRaffaello non è ancora diciottenne quando completa nel 1501 la pala di S. Nicola da Tolentino a Città di Castello. Nel 1789 un terremoto la danneggia gravemente, e in seguito viene acquistata da Pio VI, che la fa dividere in più parti. Nel 1799 i Francesi requisiscono alcuni frammenti e oggi uno di questi è al Louvre (foto a sinistra).

Malgrado non sia opportuno analizzare un frammento, in quanto non si può avere cognizione del formato originario, la struttura geometrica compositiva è così evidente che ho fatto un’eccezione: la diagonale d’impostazione della figura ha tale forza da influenzare anche la posa della testa. L’opera dimostra che il giovane Raffaello già conosce bene le proporzioni armoniche e le usa con sapienza sia per l’impianto delle opere che per la disposizione delle figure.

Nella Stanza d’Atene un fanciullo regge dinanzi a Pitagora una lavagna con il tetracordo e la tetraktys:

Raffaello-Atene-tetracordo1

Il tetracordo è una lira le cui corde sono nelle proporzioni di 6, 8, 9 e 12, che riproducono le tre principali proporzioni armoniche: il diapason (1:2), il diapente (2:3), il diatessaron (3:4). La tetraktys è la “piramide” dei primi quattro numeri che dà come totale 10, ben visibile in numeri romani nella parte inferiore della lavagna.

Il giovane Raffaello, che probabilmente aveva già studiato qualche trattato d’architettura, quale a esempio l’Alberti, imposta l’angelo entro un rettangolo i cui lati sono in proporzioni di diapente, o 2:3.Raffaello-Angelo-analisi copia 1

La figura è costruita sulle diagonali del quadrato maggiore e minore, impostate ad angolo retto, a formare un triangolo rettangolo in diapason, con i cateti corrispondenti alle proporzioni 1:2. Il braccio destro che regge il cartiglio s’allinea sul cateto minore, mentre sul maggiore sono impostati l’avambraccio, il collo e la testa. Il busto e le braccia colmano il cerchio inscritto nel quadrato maggiore (costituito da quattro quadrati di modulo), mentre il profilo del collo, che con la spalla e la capigliatura delinea una dolce e sinuosa curva concava e convessa, è corrispondente all’arco d’un cerchio inscritto nel quadrato minore o di modulo.

Nella lettera inviata a Leone X, Raffaello scrive che «el modo del dissegnar che più si appartiene allo architecto è differente da quel del pictore». Si riferisce al disegno di rilievo, a pianta prospetto e fianco, ma forse sottintende anche che l’architetto deve essere capace di costruire un’opera in cui il rapporto tra le parti, e quello tra le parti e il tutto siano governati da un medesimo principio: l’accordo armonico. Questo angioletto, e le opere successive, lo dimostrano eloquentemente.