FRANCESCA: Avenida Abandoibarra, Bilbao. Qui è ancorata la nave di titanio, la più bella attrazione della città, di cui sbucano piccole parti da alcune vie della zona. Preziosissimo punto di riferimento per chi spesso perde la bussola. Come noi.
CHIARA: Arrivarci è semplice, le indicazioni sono chiare. Il primo incontro è stato per caso, durante una passeggiata serale sulla ria ce lo siamo improvvisamente ritrovato davanti: gigante, luminoso, riflesso nelle acque di un laghetto artificiale che lo circonda parzialmente.
F.: Quest’ultimo regala, particolarmente di notte, uno spettacolo di luci e giochi di fiamme colorate. Si tratta di Fire Fountain di Yves Klein. Le fiamme vibranti e colorate che proiettano la loro esistenza sulle lastre rugose del museo ipnotizzano, incantano.
C.: Questa non è però l’unica opera che vive all’esterno dell’edificio. Per entrare si passa attraverso un gigantesco ragno metallico. La sensazione che si prova attraversando le lunghissime zampe ricurve dell’aracnide è quella di una rinascita, come essere partoriti spiritualmente da una scultura. L’autrice è Louise Bourgeois e questa scultura-architettura prende il nome di Maman.
Foto di Francesca Manuguerra
Dall’altra entrata dell’edificio non si può non notare il gigantesco Puppy, il cane interamente composto di fiori, che come un guardiano domina da seduto la facciata anteriore dell’ingresso principale, all’imbocco della via Iparaguirre. Non ci è stato ancora possibile vederlo completamente fiorito ma, curato minuziosamente e costantemente come una siepe inglese, produce un particolare spettacolo di stupore dato dalle sue enormi proporzioni.
F.: Ci ritroviamo a questo punto di fronte a un’immensa scalinata, insolitamente discendente. Il Guggenheim è un tempio le cui scale sono state rivoltate verso il basso, per risolvere la differenza di altezza tra il livello della riva e quello della città. Ti invita a un immersione sotterranea nella realtà artistica contemporanea.
Foto di Francesca Manuguerra
C.: Entriamo finalmente nel museo. La luce che irradia l’ingresso, dalle vetrate a forma di fiore, rilassa la vista e dà l’impressione di essere dentro ad una gigantesca serra le cui opere come piante vivono grazie alla luce naturale dei raggi. Ci sono tre piani di gallerie collegati mediante ascensori di cristallo, scale e passerelle sospese al soffitto. Non si ha l’impressione di stare al chiuso, in quanto i muri di titanio si combinano con quelli di vetro che creano una continuità con il panorama esterno.
F.: Nelle sale ci si sente piccoli, all’interno come all’esterno. La prima sala in cui ci siamo addentrate sembrava non avere fine. Ospita The Matter of Time di Richard Serra, una serie di sculture labirintiche. La scultura ti invita a farne parte, a parteciparvi. Entrando ci si sente inghiottiti, quasi si perde l’orientamento, l’equilibrio. Le mura di acciaio patinato sono disposte in modo da inglobare lo spettatore e catapultarlo in una realtà completamente a sé.
C.: Abbiamo inoltre avuto l’opportunità di visitare la temporanea Making Africa immergendoci nell’espressione artistica africana nel campo fotografico, illustrativo, nella moda, nel design e altro. Le venti gallerie ospitate dall’edificio sono arricchite da capolavori dell’arte contemporanea del XX-XXI secolo, tra cui opere di Rothko, Andy Warhol, Anselm Kiefer, Gerard Richter, Clyfford Still e Jean-Michel Basquiat.
Foto di Chiara Talacci
Il Guggenheim non è solo un museo, è una realtà accesa, che vive in simbiosi con la città. È uno spazio alla portata di tutti, animato da attività e attrattive, come feste o workshop. Chiunque ha la possibilità di acquistare una card “Amigo del Museo” che, in particolare per gli studenti, è molto vantaggiosa. Con essa l’ingresso al museo e la partecipazione alle attività sono più economici. Tutto ciò rende questo gioiello di architettura avanguardista il cuore pulsante della città.
Chiara Talacci, Francesca Manuguerra