Intervento per Ravenna 2019 Cinquetracce, dialoghi per la candidatura
La danza dei contrari che vorrei proporre è quella che vede fronteggiarsi due idee: da un lato lʼidea di smettere di parlare di mosaico e dallʼaltro lʼidea di adottare i concetti chiave del mosaico quali strumenti per intessere dialoghi con altri linguaggi dellʼarte, con altri luoghi dellʼarte.
Con lʼespressione “smettere di parlare di mosaico” intendo dire che occorre togliere il mosaico dalla nicchia in cui si trova.
Riferendosi al mosaico spesso si leggono frasi come: “qui lʼantica tecnica si coniuga mirabilmente alla contemporaneità” come se mosaico e contemporaneità fossero due elementi per loro natura antitetici. A nessuno verrebbe in mente di dire: “in questʼopera lʼantica tecnica della pittura si coniuga alla contemporaneità”, eppure rispetto al nostro presente pittura e mosaico sono due tecniche artistiche di pari antichità. Nessuno s’interroga sullʼantica tradizione della pittura o della scultura e sulle loro possibilità di parlare in chiave contemporanea. Si valutano le opere indipendentemente dalle origini o dalle tradizioni delle tecniche artistiche impiegate.
Per quanto riguarda il mosaico accade invece che si senta spesso lʼesigenza di legittimare, di dare una spiegazione in più, di avere una speciale considerazione nel momento in cui lo si contestualizza nel più vasto campo dellʼarte contemporanea.
Quando si ha a che fare con il mosaico contemporaneo si finisce per richiamare una tradizione, nobile e antica, che viene invocata quasi a sostenerne le incerte – o ritenute tali – possibilità espressive. Come se opere realizzate a mosaico non potessero essere valutate se non facendo ricorso al richiamo alla tradizione. Mi chiedo è sempre necessario chiamare in causa Galla Placidia di fronte a opere contemporanee a mosaico? La tradizione piuttosto che essere un trampolino di lancio finisce così molto facilmente per essere un peso per chi oggi si vuole esprimere con questa tecnica.
Questo atteggiamento ha generato nel tempo un eccesso di attenzioni che è anche eccesso linguistico, una nicchia estetico-linguistica. Un esempio: è piuttosto usuale leggere nelle didascalie di opere a mosaico lʼindicazione “mosaico”, e in subordine, ma non sempre, il riferimento ai materiali, “smalti e malta su legno”. Mi chiedo in quale didascalia di un dipinto comparirebbe lʼindicazione “pittura”, piuttosto invece “olio su tela”. Che si tratti di mosaico o di pittura è autoevidente o, forse, oggi, nemmeno tanto importante.
Il mosaico contemporaneo non esiste. Esistono artisti che adottano il mosaico come tecnica per realizzare opere contemporanee, questo accade a Ravenna ma non solo, come ci sono artisti che adottano la pittura, la fotografia o il video per realizzare opere e ci sono artisti che, al di là della tecnica scelta, mostrano attitudini di tipo musivo nella realizzazione dei loro lavori. Sul valore artistico dei risultati ne discuteranno i posteri o i critici.
2011 | Levi van Veluw, Origin of the Beginning 1.2
Lʼidea è dunque quella di smettere di trattare il mosaico con attenzioni speciali, come un corpo estraneo alla contemporaneità o che comunque si relaziona faticosamente allʼarte contemporanea, ma parlare in generale di Arti Visive o ancor più in generale di Cultura Visiva. Ravenna, e qualcuno potrebbe sorprendersene, ha una scena artistica che vede artisti lavorare e fare ricerca con il mosaico, con la fotografia, con la pittura, lʼinstallazione, la performance.
Il secondo elemento di questa danza dei contrari. Il mosaico porta con sé alcuni concetti chiave attraverso i quali è possibile leggere numerose esperienze artistiche e visive della contemporaneità. Penso ai concetti di frammento, unità informativa, aggregazione di elementi, dinamiche ottiche e percettive, relazioni vicino/lontano, pattern, iterazione, traduzione, appropriazione.
Lʼidea è quella di adottare questi concetti chiave del mosaico quali strumenti di analisi della tecnica musiva stessa e per intessere proficui dialoghi con altri linguaggi dellʼarte, con altri luoghi e mondi dellʼarte.
Un esempio: la diffusione delle immagini, a partire da fine Ottocento fino ai giorni nostri, è avvenuta e avviene attraverso processi di separazione e ricomposizione di elementi, dalla stampa con il retino tipografico che divide il chiaroscuro in punti più o meno grandi, attraverso i punti luminosi dello schermo televisivo, fino alla strutturazione per pixel delle immagini digitali.
Ma, attenzione, non possiamo sostenere che il mosaico è attuale perché unʼimmagine digitale è costruita attraverso un mosaico di pixel. Sostanzialmente anche noi siamo costituiti da un mosaico di atomi e su questa chiave di lettura, forse, ogni aspetto della natura e della cultura potrebbe essere descritto in chiave atomistica.
Il mosaico non è né antico né attuale, è una tecnica tale da permettere a chi la adotta di condurre una ricerca artistica, estetica, formale o di significato al pari di altre tecniche artistiche. E se è possibile utilizzare questa tecnica, non solo in senso decorativo, è anche grazie al percorso che Ravenna ha compiuto negli ultimi cinquantʼanni attraverso il lavoro di numerosi artisti.
Immagino che la città possa dunque essere sensibile più di altre realtà al mosaico e alle attitudini musive e giocare la carta di questa sensibilità per coinvolgere artisti, del territorio e no, di fama ed emergenti, che lavorano con il mosaico e no, a interagire con il mosaico e con i concetti chiave del mosaico in modi che vadano oltre la relazione, questa sì tradizionale, tra pittore che prepara il bozzetto e mosaicista che taglia e incolla le tessere.
Lʼassociazione culturale marte, di cui faccio parte, ha curato una mostra presso Longo Souvenir, Ostello Galletti Abbiosi e Museo dʼArte della Città, in cui sono proprio i ruoli di ideatore ed esecutore ad essere ribaltati. Partendo dal presupposto che tradizionalmente il mosaico è unʼoperazione di traduzione di unʼidea pittorica, sono state individuate dieci opere originali di giovani artisti che lavorano con il mosaico che sono servite come bozzetto preparatorio per altrettante opere di artisti che lavorano con diversi linguaggi espressivi, pittura, installazione, fotografia. in questo modo il mosaico che solitamente traduce è diventato oggetto di traduzione, mettendo in evidenza unʼampia gamma di possibilità di dialogo.
2008 | Julian Modica, Surface
Concludo con un richiamo alla tradizione, da cui, come scrivevo allʼinizio opponendomi, sembra che non ci si possa esimere. Vik Muniz e Thomas Ruff, ma possono essere fatti i nomi di molti altri, sono due importanti esponenti del panorama artistico internazionale. Nelle loro opere si possono cogliere spiccate attitudini musive. Non sarebbe interessante vedere una serie di jpeg di Thomas Ruff o uno scatto degli assemblaggi di rifiuti di Vik Muniz dedicati alle scene musive di Ravenna?
2002 | Vik Muniz, After Van Gogh
2004 | Thomas Ruff, Jpeg ny02