Tra i ready made rettificati più noti, l’Apolinère enameled –ovvero Apollinaire ‘smaltato’– è stato realizzato da Duchamp a New York tra il ’16 e il ’17, cancellando e aggiungendo lettere a una pubblicità per lo smalto Sapolin enamel, una lastra ‘smaltata’ che raffigura una fanciulla intenta a dipingere a colori la spalliera d’un letto.
Il lavoro è stato oggetto delle analisi junghiane di Schwarz, che vi vede un crittogramma del Rebis ermafrodito, un autoritratto allegorico e l’identificazione dell’artista nel poeta. Accettando l’ipotesi dell’identificazione dell’artista nel poeta, ma limitando l’esame alle motivazioni coscienti e all’intenzione di Duchamp nel concepirlo, l’Apolinère enameled è un evidente omaggio all’amico ferito in guerra. Quasi cinquant’anni dopo Duchamp ancora si dispiaceva che egli non l’avesse potuto vedere.
Alterai le lettere di una pubblicità per le «pitture Sapolin», deformando intenzionalmente l’ortografia del nome di Guillaume Apollinaire e parimenti aggiungendo il riflesso dei capelli della ragazza nello specchio. Mi dispiace che Apollinaire non abbia mai potuto vederlo –morì in Francia nel 1918.
(da note di Duchamp del ’64 a commento di alcune sue opere)
M. Duchamp, Mercante del segno, Cosenza 1978, p. 195
Nel marzo del ’16 il poeta al fronte era stato colpito alla testa dallo scoppio di una granata. ‘Enameled’ può essere letto come ‘coperto di smalto’, cioè di sangue e dunque ferito; sia come ‘coperto’ e dunque protetto, salvato dalla morte.
La deformazione intenzionale del cognome di Apollinaire invita ad applicare lo stesso procedimento a tutta l’opera. Quindi ‘enameled’, ‘smaltato’ in lingua inglese, potrebbe prestarsi a una lettura francofona e suonare ‘enamelé’, che apre un ampio ventaglio semantico: ‘en âme’ significa ‘nell’anima’; ‘lé’, invece, potrebbe indicare il latte (‘lait’). Si potrebbe dunque leggere ‘nell’anima il latte’: potrebbe alludere al comune progetto d’un’arte orfica che si coagula nell’immagine della via lattea, “sorella luminosa” cantata da Apollinaire in Alcool, e nube che si sprigiona dalla Sposa nel Grande vetro.
Altrettanto per la frase “any act red by her ten or epergne”, che curiosamente Schwarz interpreta alla luce d’un episodio della vita di Apollinaire certamente secondario rispetto al ferimento, ovvero la registrazione nel ’14 di un disco con tre sue poesie, e dunque andrebbe letta: “ogni poesia letta da un tenore è risparmiata”. Ciò attesterebbe le capacità profetiche di Duchamp nel preconizzare la fama di Apollinaire (1).
Quest’interpretazione non può non destare perplessità. ‘Any act red’, ‘qualche atto rosso’, sembra più semplicemente alludere alla ferita alla testa, soprattutto se ‘by her’ lo si legge come un misto di anglo–francese: ‘by air’ (er), cioè ‘dall’aria’; Apollinaire fu ferito dalla scheggia di una granata, e in francese ‘airain’ (erê) è un modo poetico di indicare il cannone (l’airain tonant).
L’inglese ‘red’ è omofono del francese ‘raide’ (ʀɛd), e indica ciò che è rigido, teso e significa, tra l’altro, ‘di colpo’. Con la stessa parola l’anglofrancese di Duchamp consente di condensare causa ed effetto, il colpo (‘raide’) e il rosso del sangue (red). Dunque, e in primo luogo, ricordo dell’amico ferito; e omaggio.
Ad Apollinaire è dedicata anche Tonsure, foto che ritrae Duchamp di spalle, la nuca rasata in forma di stella. Non è di questo avviso Schwarz, che nella stella non poteva non individuare l’androgino, il mercurio, la Vergine e la pietra filosofale:
Il simbolismo ermetico della stella contiene, in modo ammirevole, il complesso e drammatico scenario dell’unione nuziale Sposa–Scapolo che ha luogo nella e sulla testa di Duchamp (la consumazione alchemica (2) del matrimonio reale si svolge nella mente dell’Adepto) –per esso da vivere mentalmente, per noi da osservare e capire.
A. Schwarz, Marcel Duchamp, Firenze 1974, p. 12.
La foto ha un significato all’apparenza più contingente e al contempo più commovente. È stata scattata nel ’19 a Parigi, dopo quattro anni di assenza: sotto, nella grafia di Duchamp, si legge “Tonsure de 1919 – Paris”.
L’artista o “anartista”, come preferiva definirsi, vi era giunto da New York dove abitava da alcuni anni, passando da Londra, e vi si sarebbe trattenuto estate e autunno, forse fino a dicembre. Il riferimento al luogo non è casuale, e nemmeno la data. Duchamp aveva deciso di tornare a Parigi dopo la morte, alla fine del ’18, di suo fratello Raymond Duchamp–Villon e di Apollinaire.
La morte del poeta aveva suscitato grande dolore nelle cerchie artistiche. Severini ricorda così quel momento: “Tout d’un coup, une sorte de nuage noir et lourd se répandit dans Paris: «Apollinaire se meurt, Apollinaire est mort!»”.
Non fu la ferita, ma la ‘spagnola’ a portarsi via il poeta. La ferita l’aveva confinato tra morte e vita per alcuni giorni, e un ascesso gli aveva provocato una paralisi, ma ripresa la salute si fa fotografare in uniforme con la vistosa benda alla testa (3), e riprende a scrivere. La prima poesia sintetizza in calligramma l’evento:
Una stella di sangue m’incorona per sempre
[…]
Questo quasi mortale foro che si è stellato…
(G. Apollinaire, Alcool Calligrammi, Milano 1986, trad. L. Frezza, p. 499)
Il titolo? “Tristezza d’una stella”. Un intero ciclo di poesie, scritte sul fronte e raccolte in Calligrammes, reca il titolo “La tête étoilée”: la testa stellata.
Duchamp, come estremo, commovente omaggio all’amico –e al poeta– si fa rasare la nuca in forma di stella (4).
- Ecco l’integrale interpretazione di Schwarz: “(act) azione potrebbe essere sostituito da poesia allo stesso modo in cui Gœthe sostituì azione a verbo nella frase «In principio era il verbo» (la poesia): in principio era l’azione –nel Faust; rosso (red) è sostituito dal suo omofono leggere (read); ten or si può leggere tenor (tenore); epergne (centro da tavola) può stare per épargne (risparmio in francese); …La frase potrebbe, quindi, essere letta: «Ogni poesia letta da un tenore è risparmiata»; Apollinaire non era completamente apprezzato in quel periodo e la frase predice la fama di cui gode adesso, essendo state le sue poesie salvate per la posterità”. A. Schwarz, Marcel Duchamp, Firenze 1974, p.17.
- L’autore, in A. Schwarz, La Sposa messa a nudo in Marcel Duchamp, anche, Torino 1974, p. XIX, afferma: “L’alchimia è una filosofia materialista e atea”.
- All’epoca Apollinaire si era fatto crescere baffi e pizzetto. Anche L.H.O.O.Q. –baffi e pizzo alla Gioconda– è stato realizzato a Parigi, sempre nel ’19, e un’identificazione tra Apollinaire, ingiustamente accusato d’avere rubato la Gioconda, e l’artista è ulteriormente corroborata.
- Ad analoga conclusione, sia pure più sfumata, è giunto Peter Read in questo saggio; Correttamente Read sottolinea che la tonsura di Duchamp, in forma di cometa, potrebbe ricordare il “fanciullo–faro” che ha una cometa in fronte, protagonista d’un testo di Duchamp del 1912, La strada Giura–Parigi, che è alle origini del Grande vetro; bisogna sottolineare però che questa nota Duchamp la scrive al ritorno d’un viaggio compiuto sul Giura con Apollinaire e Picabia, e che il “fanciullo–faro” è lo stesso Apollinaire. Ne parlo qui.